Chiavi protette e chiavi non protette

Un punto di discussione accesa che affiora quando si tratta l’argomento “duplicazione chiavi”, resta sempre l’errata stima che alcuni addetti ai lavori attribuiscono, quindi accettano e definiscono, per certe chiavi ritenendole “induplicabili”.
Non è raro trovare questo attributo riportato da cataloghi, manuali, pieghevoli ed anche ben in risalto su Tessere di Proprietà, quel minuscolo documento cioè che identifica il titolare della chiave o del codice.
Vero che persone, non impegnate professionalmente nel settore delle serrature e riferme, possono anche ritenere veritiera la definizione di “chiave induplicabile”, perchè notano, in quella che si ritrovano fra le mani, una foggia non comune, oppure il codice è ricavato con piccoli crateri sulla faccia delle propaggini della chiave, la forma della sezione o la struttura, mai viste prima, amplificano le vere considerazioni dei non addetti ai lavori, sora Bice inclusa!
A volte, a maggior supporto della definizione induplicabile, vengono anche indicati, proprio sulla Carta di Proprietà, esistenti protezioni derivanti da brevetti o patenti, che non sempre hanno l’efficacia e la difesa che in effetti dovrebbero garantire all’utente.
“Chiavi induplicabili” in assoluto non ne esistono, ciò che uomo ha fatto, altro uomo può rifare, magari copiando in modo migliore.
Esistono chiavi “difficoltose” da riprodurre o duplicare, non facili per l’inesperto, tra i quali bisogna includere quegli operatori che, stupiscono per la velocità nel copiare una chiave con moderne macchinette duplicatrici, situati nei locali di centri delle grossa distribuzione e che in gergo vengono definiti “tacchi, suole e chiavi”.
Con questi sistemi le chiavi vengono duplicate anche sul mercato all’aperto di Trieste, presso un banchetto di arrotino che rifila (mola) forbici e coltelli! Ma l’esperto, per definizione bravo e valido serraturiere, dotato di sufficiente ingegnosità professionale, esperienza e creatività, riesce a riprodurre qualsiasi chiave, alcuni super dotati imitano anche chiavi d’epoca, stimate opere d’arte, parte di preziose collezioni, conservate nei musei.
Si valuti ora anche la possibilità di un impegnato ed abile lestofante, la definizione cade sulla figura del mariuolo recidivo, pizzicato e finito in carcere. Dispone di tempo sufficiente durante il soggiorno carcerario, ha la probabilità di venire a contatto con altri criminali, che gli trasmettono il loro sapere e l’esperienze vissute. Questo personaggio è dotato di una forte carica, poichè si prefigge, quando libero, di improntare la sua vita per scopi criminosi, diviene gioco forza buon imitatore di chiavi o addirittura di ingegnosi grimaldelli, manufatti necessari per violare le serrature.
Il fattore più importante da prendere in considerazione, da sottoporre ad analisi ed approfondita indagine, è il grado di protezione che si racchiude nell’oggetto fisico “chiave in codice”.
La prima domanda che un esperto si pone, per la stima del livello di sicurezza della serratura, di cui la chiave stessa è necessario componente, risulta: è facile da imitare, da copiare, da riprodurre? In altre parole è riproducibile? in poco tempo è possibile ottenere indebitamente una copia all’insaputa del proprietario? La cosidetta chiave “falsa”. Ma quale falsa, se apre la serratura è vera, non falsa!
Bisogna esaminare un secondo fattore, per meglio classificare il livello di sicurezza della completa serratura e non solo della chiave. Il numero di potenziali varianti del codice e dei reali codici realizzati dal costruttore, il tutto si racchiude con altra espressione più comprensibile e figurata: quanto è raro il codice della mia chiave?
Se alla prima domanda sulla riproducibilità, si ottiene risposta positiva ed alla seconda domanda sul codice raro, si ottiene risposta negativa, la sicurezza della serratura scende a livelli molto bassi, anche se il costruttore ha rispettato un progetto di buona meccanica industriale. S’intuisce che la chiave non è protetta.
Il grado di sicurezza si eleva a buoni livelli soltanto se la chiave è “protetta”
Esistono principi, dai quali non si può derogare, per ottenere protezione della chiave, da cui poi dipende il livello di sicurezza della serratura. Eccone alcuni importanti:

A. brevetto o patente, validi, forti e difendibili
B. abbondanza di codici-chiave potenziali, vastità di quelli realizzati
C. difficoltà di copiatura della chiave, anche con moderne macchine elettroniche
D. produzione e distribuzione esclusiva dei grezzi di chiavi
E. controllo duplicazioni, con rete di centri autorizzati al servizio
F. tessera di proprietà, con credenziali di codice-cripto, del titolare, indirizzo del centro autorizzato